Nuova tecnologia del cliente al servizio

RFID

Sviluppiamo eccellenza nei vari settori del trasporto

Dall'inizio della nostra attività nel 1986, abbiamo sempre cercato di avere l'interesse dei nostri Clienti come priorità

Siamo la prima Società in Italia ad applicare la tecnologia RFID (Radiofrequency Identification) alla gestione della movimentazione dei magazzini. Il nostro sistema ci consente una totale tracciabilità delle merci in qualsiasi momento, ed attraverso nuove procedure che andremo ad installare a breve, potremo darVi visibilità attraverso Internet della posizione delle Vs. merci.

Tecnologia vantaggiosa rispetto al codice a barre

DATI MEMORIZZATI IN UN MICROCHIP
E DIVERSE BANDE DI FREQUENZA

Dall'inizio della nostra attività nel 1986, abbiamo sempre cercato di avere l'interesse dei nostri Clienti come priorità

Radio Frequency Identification

Con Rfid (Radio Frequency Identification) si indicano quelle tecnologie che consentono il riconoscimento a distanza di oggetti, animali e persone sfruttando le onde radio. Un sistema di identificazione a radiofrequenza è costituito da due componenti principali: un trasponder o tag, e un reader. Il tag è l’etichetta che si appone all’oggetto dove sono contenute tutte le informazioni ad esso relative e che lo identificano in modo univoco.

I dati, memorizzati in un microchip, possono essere letti grazie a un’antenna che riceve e trasmette i segnali radio da e verso il reader Rfid. Il microchip e l’antenna, insieme formano il tag Rfid e sono tenuti insieme su un supporto fisico. Il reader è il dispositivo, fisso o portatile, deputato alla lettura del tag Rfid, in grado di convertire le onde radio del tag in un segnale digitale che può essere trasferito su un computer.

Sistema di identificazione
a radiofrequenza

Per comunicare tra loro, il tag e il reader, devono essere sintonizzati alla stessa frequenza

I sistemi Rfid utilizzano varie frequenze, che possono essere classificate come:

  • Basse frequenze
    (LF, tra 125 e 134 kHz)
  • Alte frequenze
    (HF, intorno ai 15 MHz)
  • Altissime frequenze
    (UHF, tra 860 e 960 MHz
  • Micro-onde
    (superiori ai 2,45 GHz)

Le diverse bande di frequenze presentano caratteristiche diverse e sono quindi indicate per applicazioni differenti. In generale, al crescere della frequenza crescono la distanza di lettura e la quantità di informazioni che si possono trasferire nell’unità di tempo, diminuiscono la capacità di resistenza alle condizioni operative e i costi. I tag a bassa frequenza utilizzano poca potenza, sono capaci di attraversare materiali non metallici e liquidi, ma il segnale per la lettura non supera i 30-40 centimetri. Le etichette ad alta frequenza lavorano meglio con oggetti metallici e arrivano a coprire una distanza di circa un metro. Le altissime frequenze offrono range di lettura più ampi e permettono di trasferire i dati velocemente, ma non attraversano facilmente i materiali. Le soluzioni con tag a 2,45 GHz sono impiegate nei telepass, interporti e simili.

Durante i nostri 35 anni
di attività, abbiamo
preparato il nostro futuro

I tag Rfid possono essere di tre tipi: passivi, semiattivi o attivi. I tag passivi non hanno alcuna fonte di alimentazione interna e traggono la potenza necessaria ad attivare i circuiti dalle onde radio inviate dal reader che li interroga e induce una corrente nell’antenna. Secondo le norme Iso, i tag LF e HF possono essere solo passivi, mentre i tag a frequenze UHF e micro-onde possono essere anche semiattivi o attivi. Un tag semiattivo ha una sorgente di alimentazione, che non serve però ad alimentare i circuiti radio, ma funzioni aggiuntive come sensori di temperatura o di movimento. I tag attivi, infine, sono alimenti da batterie, che offrono una maggiore portata al segnale radio e una maggiore distanza di lettura. I tag attivi costano di più dei tag passivi e sono più indicati per tracciare il trasporto di beni di valore sulle lunghe distanze.

Rispetto al codice a barre e altre tecnologie di identificazione, la tecnologia a radiofrequenza offre numerosi vantaggi: la lettura non richiede contatto diretto e vista ottica, non c’è bisogno quindi dell’orientazione verso lo scanner. I tag possono essere letti contemporaneamente, possono lavorare in ambienti sporchi, contaminati e resistere anche a condizioni (agenti ambientali, sollecitazioni termiche, chimiche, meccaniche) molto difficili. Sono quindi più durevoli. Contengono più dati rispetto al barcode e possono essere riscritti e aggiornati con nuove informazioni. Operano anche immersi in un fluido, dentro l’oggetto che si vuole identificare o all’interno di un contenitore. Inoltre il codice a barre identifica solo il lotto di un prodotto, ma non il singolo item. Il tag Rfid, invece, contiene un numero di serie unico e univoco che identifica ogni singolo prodotti fabbricato nel mondo. I tag Rfid sono più costosi rispetto ai codici a barre, ma il rapporto costi/benefici è generalmente vantaggioso.

Impatti positivi dell'applicazione RFId in diversi ambiti sociali

Collaborazioni

L’Osservatorio RFId è stato fondato nell’aprile 2004 dalla School of Management del Politecnico di Milano. La sua missione è diventare il riferimento principale in Italia per chiunque si occupi di tematiche connesse all’applicazione delle tecnologie RFId in ambito business. I destinatari dei contenuti della ricerca sono quindi i manager di tutte quelle organizzazioni (pubbliche e private) che intendono comprendere più approfonditamente opportunità e vincoli che sono connessi all’utilizzo di tali tecnologie

L’attività di ricerca si concretizza in una duplice modalità.
Da un lato, la tradizionale metodologia degli studi di caso consente di acquisire informazioni sui punti sopra citati, e quindi di costruire empiricamente il profilo della situazione italiana.
Dall’altro, la realizzazione di modelli analitici (es. stima dei benefici, quantificazione del mercato, etc.) consente di generalizzare la conoscenza astratta dai casi, e di dare un taglio quantitativo alle principali evidenze.

Più nel dettaglio, gli obiettivi dell’Osservatorio sono:

  • Identificare gli ambiti di applicazione delle tecnologie RFId attraverso lo studio dei casi più significativi implementati in Italia;
  • Indagare la dinamica della diffusione di queste tecnologie, comprendendo quali nuovi settori e/o ambiti sono maggiormente investiti dall’innovazione, quali siano i tassi di successo delle sperimentazioni e come si evolvano le esperienze esistenti;
  • Valutare, per ciascun ambito applicativo, l’impatto sul processo di business ed i ritorni derivanti (di efficienza e di efficacia), senza trascurare le principali problematiche e difficoltà incontrate;
  • Mappare il panorama dell’offerta in Italia, identificando gli attori e le loro competenze, e offrendo dati accurati ed indipendenti sulla dimensione del mercato Italia;
  • Approfondire la struttura del processo decisionale dell’impresa italiana, per chiarire quali condizioni (motivazioni, conoscenza della tecnologia, attori di supporto, barriere e rischi percepiti) influenzino le decisioni, soprattutto in questa fase di introduzione della tecnologia;
  • Contribuire alla divulgazione di informazione rigorosa ma comprensibile relativamente alla tematica degli standard, sia di architettura / protocollo che di trasmissione RF;
  • Identificare i principali impatti delle applicazioni RFId nell’ambito sociale: sicurezza, privacy e diritti dei lavoratori;
  • Strutturare un confronto con lo scenario internazionale, anche grazie al consolidamento di un network internazionale universitario che permetta lo scambio dei casi più significativi dei rispettivi paesi.

Alla ricerca del valore

Approfondimenti

“RFId: alla ricerca del valore” è il terzo Rapporto dell’Osservatorio RFId della School of Management del Politecnico di Milano contenente i principali risultati della Ricerca 2007, realizzata con il patrocinio di Assinform e Fondazione Politecnico di Milano il supporto di Hp, Indicod-Ecr, Microsoft, Mir, Siemens IT Solutions and Services, Asystel, Oracle, Rs Components, Tech Gap, Unisys.

La Ricerca si è basata sulla analisi di oltre 830 applicazioni individuate in circa 600 organizzazioni , condotta con l’obiettivo specifico di mettere in evidenza, da una parte, il reale valore derivante dalle applicazioni RFId e, dall’altra, le principali barriere – riscontrate nei casi reali – alla loro implementazione, barriere che spesso, se sapientemente combinate con modifiche di processo, si rivelano “false”.